di aPhoenix90 [user #22026] - pubblicato il 17 marzo 2012 ore 16:30
«Passata la festa, gabbato il Santo...?»
Saranno forse in pochi quelli che ricorderanno l'anno di cerimonie per il Centocinquantenario dell'Unità d'Italia. Forse in pochi saranno anche quelli che hanno vagamente capito il senso della ricorrenza: investiti da un uragano mediatico, diventa difficile districarsi nel mare di retorica. E così restano ancora in molti quelli che ignorano il giorno per il quale oggi chiamiamo Italia quel pezzetto di terra che calpestiamo tutti i giorni.
Stamane ho seguito la diretta speciale del Tg1 dal Quirinale per la conclusione dei festeggiamenti: numerosi sono stati gli interventi, pochi quelli davvero significativi e come sempre se non ci fosse Benigni a infarcire l'evento di Storia (quella vera), l'intera faccenda retrocederebbe a una timida recita scolastica.
Imbarazzo che sembra colpire a tappeto anche porzioni sempre più grandi di cittadini, che fanno sorgere opposizioni e scetticismi per lo più in merito all'aspetto apparentemente paradossale che si nasconde dietro l'accezione di unità: spesso ci si chiede cosa rappresenti davvero un elemento di unità in un'Italia sempre più divisa in sempre più fronti. Be', credo che si debba cominciare a pensare alla "festa dell'Unità d'Italia" non tanto come alla celebrazione del trionfo dell'unità (necessaria, inevitabile o ipocrita, che dir si voglia), ma piuttosto come alla festa nazionale per eccellenza, e quindi alla festa dell'Italia nella sua caratteristica più grande: la diversità. Risorsa ben più preziosa di quanto si possa immaginare...
Diversità che ha dato vita a un meccanismo sociale nel quale fermentava pane ed evoluzione. L'aspetto veramente incredibile della nostra storia, è la potenza con il quale siamo riusciti ad abbattere il muro delle vecchie realtà aprendo le porte alla modernità e all'innovazione (sociale, politica, tecnologica, scientifica, artistica e quant'altro): l'Italia è un paese che non solo sa guardare all'avanguardia, ma la sa anche guidare, servendosi di essa per scavalcare il vecchio e portare novità meravigliose. Non serve scomodare i titoli dei manuali (dall'Umanesimo al Rinascimento, dalla Scienza Politica di Machiavelli e Guicciardini alla Scienza Sperimentale di Galilei, le Arti, il Risorgimento, le rivoluzioni, le resistenze, l'europeismo...) per capire la portata del contributo tricolore nei grandi eventi della storia mondiale. Possiamo vantare personaggi eroici che hanno dato la vita non solo per ottenere il riconoscimento territoriale, ma si sono battuti nel mondo per veder riconosciuto un naturale senso di giustezza. Possiamo vantare personaggi pensanti che hanno anticipato, a volte di secoli, idee e logiche oggi alla base della vita internazionale (Garibaldi, uno dei tanti esempi, parlava di una possibile unità europea cento anni prima che essa effettivamente nascesse).
Ed è di quello spirito innovatore che ci caratterizza cui oggi più che mai abbiamo bisogno: non serve santificare il passato, ma sarebbe saggio usarlo per rinvigorire la fiamma che ci rappresenta. In un periodo di disastro e smarrimento sociale, ritrovare la voglia di ripensarci e di rimetterci in gioco, ritrovare la voglia di... Rinascere :-)
«La Patria non è un territorio; il territorio non ne è che la base. La Patria è l'idea che sorge su quello; è il pensiero d'amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio. Finché uno solo tra i vostri fratelli non è rappresentato dal proprio voto nello sviluppo della vita nazionale - finché uno solo vegeta ineducato fra gli educati - finché uno solo, capace e voglioso di lavoro, langue, per mancanza di lavoro, nella miseria - voi non avrete la Patria come dovreste averla, la Patria di tutti, la Patria per tutti. Il voto, l'educazione, il lavoro sono le tre colonne fondamentali della Nazione; non abbiate posa finché non siano per opera vostra solidamente innalzate.» (Giuseppe Mazzini, "Doveri dell'Uomo", 23 aprile 1860).
Non so se ho fatto bene a scrivere questa pagina: di solito sono il primo a latitare nei dibattiti politici (ma poi cos'è la politica...?). Tuttavia, in questo periodo di incazzature epiche mi concedo un off-topic gigantesco ;-)