di aPhoenix90 [user #22026] - pubblicato il 13 dicembre 2011 ore 23:51
Tempo fa ho letto un capolavoro di romanzo la cui trama aveva il sapore del noir grottesco e un che di thriller marcatamente psicotico. Sicuramente un libro tra i più pazzeschi che abbia mai avuto modo di leggere. Non dico né titolo né autore (non certo per questioni pubblicitarie, ma semplicemente non è pertinente), anche se sono certo che qualcuno indovinerà.
In un tetro spettacolo di perversa follia umana, un ruolo tutto speciale era affidato alla musica: rappresentava il mezzo attraverso il quale l'assassino era riuscito a scappare da un passato tremendo, rifugiandosi in un mondo astratto fatto di note e sensazioni folli. Musica che tra l'altro legava ogni omicidio, diventando la croce e la dannazione degli uomini incaricati di porre fine allo scempio. Una frase significativa è finita da qualche tempo nella firma leggibile in fondo ad ogni mio commento: «La musica non tradisce, la musica è la meta del viaggio. La musica è il viaggio stesso.».
È una frase che di per se non vuol dire niente, ma nel contempo è intrisa di significati. A seconda ovviamente del valore che siamo disposti ad attribuirle.
Tanto per cominciare, credo che l'incontro con la musica sia stata una delle cose più belle che mi siano capitate nel corso della mia vita. È una sensazione strana, come quando ti accorgi per la prima volta di un qualcosa che in realtà sai che ti è sempre appartenuto. E di cui ti fidi ciecamente.
Presto scopri che la musica è ovunque, scopri un mondo fatto di suoni, scopri che la musica è il mondo. Scopri che la musica è il luogo in cui vorresti portare la tua vita quando sembra non procedere al ritmo della musica che vorresti ascoltare.
Il mio rapporto con la musica non è di tipo professionale, tecnico, scientifico o quant'altro. Il mio rapporto con la musica è di tipo emotivo, sensitivo, nel senso che non avendo nessuna competenza per analizzarne i segreti, mi limito a codificarne il flusso di emozioni che l'ascolto mi solletica. Quando la musica cessa, rimane quella sensazione frizzante che si prova tipicamente dopo aver compiuto un viaggio: la musica ti fa assaggiare mete lontane senza che sia necessario muoversi fisicamente. Stuzzica i sentimenti e arricchisce la memoria.
Poi arriva il momento in cui impari a vivere quel viaggio nella sua durata, impari ad inseguire i suoni e a edificare strade per riprodurli. Aveva ragione Kafka, «i sentieri si costruiscono viaggiando»...
Scopri che la musica è un viaggio, dai a quel viaggio un senso e decidi che quel viaggio è una componente della proiezione parallela della tua vita.
Ed è stato durante quel viaggio che due anni fa ho scoperto Accordo: è come aver scoperto la presenza di un binario che va nella tua stessa direzione dopo aver percorso chissà quanti chilometri a piedi. Il 13 dicembre 2009 decisi di salire su questo treno trovandomi in compagnia di una scalpitante ciurma di viaggiatori che come me non aveva nessuna intenzione di raggiungere la sua meta, perché avrebbe messo fine al viaggio magnifico che stava compiendo.
Salirei su questo convoglio oggi come allora. Felice di aver scoperto che la musica, oltre ad essere ascoltata e suonata, può anche essere respirata.