Ieri mattina, complice un clamoroso calo di voglia post-esonero, decido di non andare a lezione. Ma siccome mi trovavo già in centro (e un tiepido solo tentava di asciugare le acque del diluvio) ho pensato bene di fare un bel giro.
Girovagando senza meta per le vie del centro, decido di entrare in una nota libreria, incentivato dalla speranza di trovare qualcosa di interessante o almeno di incappare in qualche fulminea tentazione. Invece non c'era un caspita di niente, ma proprio mentre stavo per uscire, mi accorgo della presenza di un piccolo volume adagiato in un angolo dello scaffale. Il titolo mi incuriosisce subito: Il blues del rapinatore. «Figata...», penso. E senza pensarci su nemmeno mezza volta, lo compro.
Arrivato a casa, pesco il libricino dalla borsa e comincio a sfogliarlo. A mettere subito in chiaro che il libro non c'entra un'emerita mazza con la musica è la prima pagina, che recita testuali parole:
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Dizionario storico della lingua danese:
"blues, v. ['blu-8s] (blue. LCNiels.U.7) -edes. vbs. -else (vedi); cfr. Blu, Blusel. (antico danese, blugæs, blygæs, antico nordico, blýgjask), provare vergogna, imbarazzo, arrossire"
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A questo punto però la curiosità si fa viola (chissà perché viola, poi) e comincio a leggerlo. In tutta sincerità non ho mai letto niente di simile: lo stile narrativo è abbastanza particolare, ma si fa leggere molto volentieri. L'autore è uno sconosciuto (almeno per me) danese di nome Flemming Jensen.
Colto da un'insolito entusiasmo narrativo, comincio a cercare qualche informazione in più riguardo l'autore... con scarso successo, visto che a quanto pare si tratta di uno scrittore-attore-comico, popolare nel suo paese almeno quanto sconosciuto all'estero.
Se l'autore e il suo stile narrativo saltano subito agli occhi per la loro originalità, la vicenda non è certo da meno... Sono ancora tra le righe dei primi capitoli, ma ne traspare una specie di noir, curiosissimo e (stranamente) divertentissimo. Vi lascio questa bellissima recensione tratta dal blog Pegasus Descending:
Scritto da una delle figure più eclettiche della scena culturale danese, Il blues del rapinatore è un thriller a sfondo politico dall’umorismo dissacrante, la cui storia si districa tra rapinatori filosofi e banchieri rapinatori, capi di Stato appesi a una mongolfiera e first ladies sulle montagne russe.
Per anni Max è stato il braccio destro dell’arrogante e incapace Primo ministro danese: il suo uomo nell’ombra in grado di cavarlo da ogni situazione scottante (o quasi) grazie a escamotage geniali, ben al di là del lecito. Un giorno, però, il Primo ministro decide che non ha più bisogno dei suoi servigi, e Max per una volta perde completamente la testa fino a commettere una follia… È quindi dal carcere che adesso Max affida le sue rocambolesche memorie a un ammirato ex brillante studente di economia divenuto rapinatore di banca per "praticantato". Una professione per altro nemmeno troppo remunerativa e che non gode neppure di un riconoscimento sociale, se è vero che alle prime a teatro sono invitati molti più direttori di banca che non rapinatori. L’incontro tra i due fa scoccare la scintilla da cui si propaga con la rapidità incalzante di un incendio un giallo serrato, ironico e scanzonato che si prende beffe dei giochi del potere mentre ne svela i più beceri meccanismi.
Be', che dire. Questo è il primo romanzo di Jensen tradotto in Italia... Non l'ho ancora finito ma mi sento già di consigliarne la lettura, sperando che le sue traduzioni italiane abbiano un seguito.
Buona serata.