Marco Di Maggio - The Sensational Guitar Sound of Marco Di Maggio
di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 10 marzo 2014 ore 16:00
Passano gli anni, ma il rockabilly resta sempre giovane nelle orecchie degli appassionati. Marco Di Maggio miscela elementi di armonia swing a una fine tecnica di stampo country e spolvera tutto con il sound sfrontato di una chitarra carica di twang, per spedire la scuola italiana dritta tra Brian Setzer e Chet Atkins.
Passano gli anni, ma il rockabilly resta sempre giovane nelle orecchie degli appassionati. Marco Di Maggio miscela elementi di armonia swing a una fine tecnica di stampo country e spolvera tutto con il sound sfrontato di una chitarra carica di twang, per spedire la scuola italiana dritta tra Brian Setzer e Chet Atkins.
Per quanto la ricerca stilistica e la sperimentazione sonora modifichino il volto della musica di giorno in giorno, esistono delle sonorità che non invecchiano mai. Country e rockabilly, soprattutto per un chitarrista, sono tra quei generi musicali che possono solo migliorare col tempo. Su quei sound Marco Di Maggio delinea il suo stile musicale e lo propone ai massimi livelli, con i virtuosismi che oltre mezzo secolo di storia porta con sé. La sua chitarra, fatta di saturazioni accennate su cui si scambiano vorticosi arpeggi, fraseggi frenetici e magistrali ritmiche in hybrid picking, è proposta in tutto il suo splendore nell'album The Sensational Guitar Sound of Marco Di Maggio.
Il lavoro è composto da due dischi, per un totale di venti tracce tra cover e brani inediti. Con ritmi concitati alternati ad atmosfere più allegre e rilassate, Di Maggio attraversa i più disparati stili di rockabilly, country e western swing, senza farsi mancare diverse citazioni jazzistiche mascherate dall'irriverenza della sua Gretsch (e Telecaster, come si giurerebbe di poter sentire in più di un'occasione).
L'apertura del primo disco è in grande stile, con il classico western "San Antonio Rose" sparato a tutta velocità. Ad ascoltarlo, si potrebbe pensare che Marco abbia deciso di sparare tutte le sue cartucce di virtuosismi subito, ma basta procedere con la tracklist per capire che ci sono ancora tante frecce al suo arco. Con una brusca virata stilistica, la composizione originale "Egno" segue a ruota e porta l'ascoltatore in un film di spionaggio anni '60. Sonorità "cool" di questo genere torneranno più avanti nell'album anche con forti impronte surf, come per "Surfandango" e "Tokyo Affair", dal secondo disco: arricchita da un sax la prima, un po' 007 e un po' Batman la seconda, tutte aggressive e sfrontate come ogni buona composizione di questo genere dovrebbe essere.
Nella formazione di un chitarrista come Marco Di Maggio non possono mancare ascolti come Santo e Johnny, e "Lover" ne è la dimostrazione, ma solo fino a metà brano, dove un raddoppio spara di nuovo in alto i ritmi, in un'interpretazione western swing frenetica e solare. Ogni cambio accordo è sottolineato dalla chitarra solistica, che tra un twang e un colpo di Bigsby finisce per sdoppiarsi in due, una a destra e una a sinistra, a darsi battaglia a colpi di lick.
La reinterpretazione chitarristica della ballad "Polka Dots & Moonbeams" rende davvero bene e Di Maggio dimostra di saperci fare anche nei lenti, con melodie ora accompagnate in un chord melody, ora raddoppiate all'ottava e talvolta intervallate da rapidissime fioriture tra una frase e l'altra. Il primo disco scorre leggero, piacevole e divertente attraverso una "Tiger Rag" portata dal dixieland al rockabilly passando per Chet Atkins, con un bel po' di citazioni note nel solo, e il western "I Love You Because". Per ascoltare il primo dei pochi brani cantati bisogna aspettare la settima traccia, "Pink Thunderbird", un must in un disco tendenzialmente rockabilly che rimanda in un lampo all'epoca delle hot rod e dei ciuffi impomatati. La parentesi però è breve, perché la chiusura del primo disco è affidata a una carrellata di composizioni western, dapprima lente, poi ritmate per concludere con l'ultima prova cantata: "Tonite Will Be The Last Nite".
Il secondo disco ha inizio con una "Cherokee" resa quasi irriconoscibile nella chiave imposta da Di Maggio. Un bel lavoro di riarrangiamento inserisce uno standard jazz in un contesto country dove la chitarra trova la sua massima espressione. Il sound si incattivisce quando arriva "All By Myself", di nuovo cantata. Il crunch diventa più consistente, ma sempre conservando l'impronta pesantemente rockabilly che caratterizza l'intero disco. Si accantona per un attimo il Bigsby per afferrare l'acustica in "Mr. Sandman". In questa versione, il brano sembra quasi acquistare una sonorità gipsy, inaspettata considerato il sound generale dell'album. La parentesi è breve, perché si torna subito nel country più stretto con "Superpicking Polka". Veloce, ritmato, il brano è un'enciclopedia di tecnica country. Il tono diventa più scanzonato con "Forever", alle sonorità ammiccanti allo swing si affianca un cantato caldo e melodico. "Bruno" riporta per un attimo il disco sui binari del rockabilly più soft, accennante alle ballate strumentali alla Chet Atkins. Il sound si fa poi più rilassato e allegro per la traccia conclusiva "RnR Blues". L'impronta texana e vagamente pop aggiunge un accenno di modernità in un lavoro dall'animo d'altri tempi, con sonorità che richiamano vinili consumati provenienti da qualche vecchia collezione d'oltre Oceano, ma suonato col piede sull'acceleratore e senza risparmiare i virtuisismi che fanno di un chitarrista come Marco Di Maggio uno dei maggiori esponenti del rockabilly in Italia. Basta aggiungerci che, salvo poche eccezioni, tutti gli strumenti nel disco sono suonati dallo stesso Marco per capire che ci si trova davanti un pacchetto di alto livello confezionato da un artista che sa il fatto suo, e che gli appassionati del genere farebbero bene a tenere d'occhio.
Il disco è disponibile a questo indirizzo, dove è possibile anche ascoltare brevi estratti di tutti i brani.