L'hard rock melodico di stampo americano trova una nuova casa in Italia con Alex De Rosso, chitarrista e cantante al suo quarto album solista che, per l'occasione, ha chiamato a sé una schiera di collaboratori eccezionali.
Con una produzione che fa da ponte tra l'Italia e gli USA, Alex De Rosso si affianca ad artisti internazionali del calibro di Dough Aldrich, Steve Lukather, George Lynch e Reb Beach, con i quali si alterna alla chitarra solista in diversi brani. Special guest sono previsti anche alla voce, con la presenza di Don Dokken per la opening track e Timothy Drury durante "Chasing Illusions", nono brano in lista.
Lions & Lambs vede Alex destreggiarsi tra canto e chitarra, una chitarra che spara in faccia tutta la sua potenza fin dalla prima traccia, senza riserve. In "Disappear" ci sono tutti gli elementi principali della formula di De Rosso. La ritmica è solida, i riff azzeccati e il solismo curato ma mai esagerato. Un assolo fatto di ampi vibrati e armonici artificiali come se piovesse prepara al secondo pezzo: "Resistance". Qui il ruolo solista è ceduto a Doug Aldrich, che si fa largo con un fraseggio esotico e ricercato sopra un muro di distorsione costantemente sostenuto da una batteria rabbiosa e ficcante. "Something About You And Me", terzo in lista, svela l'anima più melodica di Alex, ma non mancano le chitarre distorte, che nel ritornello sgranano accordi aperti e di ampio respiro, e vedono Steve Lukather fare da solista.
I riff solidi e ritmati, però, non vogliono cedere terreno e la breve introduzione elettronica di "Rise My Life" esplode subito in distorsione. La batteria incalzante sostiene il ritmo anche quando la chitarra snocciola un arpeggio pulito o lascia risuonare liberi gli accordi, mentre Reb Beach si prepara a far urlare note acute con la sua leva.
Qui la scaletta preparata da De Rosso comincia a rivelare il suo andamento: l'idea è quella di alternare brani violenti a incattiviti a canzoni più soft, con la melodia sempre in evidenza. Per "Your Mirror" si spengono le luci e si tirano fuori gli gli accendini: è arrivata la ballad con tanto di accompagnamento acustico e chitarra solista a sostenere il canto con brevi frasi contrappuntistiche. Il ritmo si rialza quindi di colpo con "It Doesn't Matter Now" e i suoi riff rabbiosi che preparano a un assolo deliziosamente ignorante fatto di rapidi ostinati pentatonici sparati dritti in faccia. L'onda si ritrae e parte "Another Million Years", dove Alex si alterna tra elettrica e acustica, tenendo a bada il gain. Torna l'alta marea ed è il momento di George Lynch con "Feel The Hope", tra momenti melodici e virtuosismi concessi quanto basta. Ecco la risacca, ed ecco tornare l'acustica in "Chasing Illusions". L'orecchio a questo punto aspetta un finale col botto, duro e distorto. Alex non delude e decide di affidarsi all'esperienza degli Alice In Chains, regalando una cover della loro "Them Bones". Come in tutto il disco, il sound è curato e moderno, patinato il necessario da fornire il giusto materiale per un singolo radiofonico che possa risvegliare l'interesse del rockettaro quanto dell'ascoltatore occasionale.
In Lions & Lambs, Alex De Rosso non si affanna nella ricerca della novità a tutti costi. Preferisce piuttosto fare ciò che gli riesce meglio: un hard rock melodico sempre cantabile, poco ostico per un ascolto distratto ma che può mostrare risvolti stimolanti all'amante del genere.
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