di stefano58 [user #23807] - pubblicato il 23 giugno 2012 ore 20:34
La scena si apre così….. Interno giorno , fuori dalle finestre i 40 gradi di un giugno caldissimo bussano feroci e famelici , lasciando i segni sui vetri , ma dentro la rassicurante penombra delle tende rende anche la goccia di sudore sulla fronte sopportabile. Raggiungere la mia Aria appesa nell’angolo non è uno sforzo eccessivo , e le sue curve sulla mia pancia trasmettono sensazioni di freschezza , pori contro pori , in una disperata ricerca di un respiro controllato , di un alito di vento impossibile , della magia della musica che trasporta in altri luoghi. Il tubicino di ottone è anche lui rovente , niente che riporti alla freddezza del metallo , semmai qualcosa che marchia a fuoco l’anima , sempre a saperlo domare e a decifrarne il linguaggio… Le mani appiccicose stentano a scivolare sulle corde forse un po’ vecchie , ma mano a mano che il tempo passa , che il legno penetra tra le costole e le vibrazioni raggiungono il me più profondo , avviene il fatto , la percezione , l’intuizione e infine , la certezza. Sono sulla veranda che tutti noi chitarrai abbiamo sognato almeno una volta , quella in qualche dove tra foreste di latifoglie affogate nelle paludi e gli sguardi nascosti di alligatori sonnolenti . L’acqua del grande fiume si allarga fino a diventare una mano aperta sull’oceano , tra lembi di terra umida e calda , battuta da uragani e storie semplici.L’acqua scorre anche sotto la veranda , e il suo fluire segna il tempo alle note , un accompagnamento liscio e tranquillo , ma inesorabile. Sogno ad occhi aperti ? Forse , ma poi , perso nei vortici della corrente , immagino il grande viaggio , goccioline miscelate a musica che si gettano in mare e via , versi spazi immensi , sulle autostrade marine , preda di correnti immani o calme piatte , ma mai ferme , mai uguali…. Qualcosa prenderà l’ascensore , e sotto le sferzate del sole salirà fino alle nubi , per poi ricadere lontano , in un altro luogo ,in un altro tempo.Fino ad arrivare qui , magari trasformate in neve , che dai ghiacciai montani si sciolgono a valle , verso le pianure , attraversando paesi e città.Fino a qui , a casa mia , passando dalle tubazioni al rubinetto , qualcosa si salva dentro di me , altro se ne va nello sciacquone…. Presto , di corsa in bagno , dove le maioliche regalano quel suono d’eco , a cercare di fermare quegli attimi di blues che passano proprio ora , magari note cadute dalla veranda in acqua cento e più anni fa , presto , prima che continuino il viaggio…. Certo , le mie mani non hanno raccolto cotone , e la mia tecnica lascia parecchio a desiderare , ma ha importanza ? Può essere determinante aver passato ore su libri e tastiera per vomitare il blues che corrode le nostre viscere ? Forse , o forse no , chi può giudicare. Ma se avessi lasciato passare l’attimo , me lo sarei perdonato ? Naturalmente , nel suo lungo viaggio dal mississippi a Roma , questa marmellata di note ed acqua molto ha perso e tanto ha preso. Non ci saranno più le miserie di una vita ai limiti dell’umanità , ma certamente ha trovato quasi quarantanni di storia che è la mia , con il retrogusto delle mie passioni e di tutto quello che ho divorato in musica fino ad oggi. Questo è quello che , senza starci a pensare su troppo , ne è uscito fuori , compreso errori , action troppo bassa e fret che tamburellano in sottofondo. Ma che ci fa questo blues………